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martedì 21 ottobre 2008

LA LITTIZZETTO, FAZIO, E LA PRIMA SERATA ALLE 21.40

L’abbiamo già ampiamente detto, la prima serata, o meglio il suo orario di inizio, con il passare del tempo scivola sempre più in avanti, in maniera oltraggiosa e poco rispettosa nei confronti dei telespettatori, come se si trattasse di regole non scritte da seguire obbligatoriamente. La colpa, da par nostro, l’avevamo data a chi copre quella fascia intermedia importantissima da un punto di vista strettamente commerciale, quale l’access prime time, e che, per raggiungere quegli obiettivi prefissati, copre una percentuale maggiore del dovuto e dello stabilito pur di reggere il baraccone della prima serata che, leggendo il tutto dal punto di vista dell’Auditel, è quella che va dalle ore 20.30 alle 22.30. Assodato. Nei weekend ad una pazzia sempre più dilagante è dato sfoggio, e la cosa bella è che il tutto è legalizzato. Ovvero, se negli altri giorni iniziare non prima delle 21.20, 21.25 e via elencando, non è regolare in quello che è una sorta di patto istituito tra chi la televisione la fa e chi la televisione la guarda, a partire da spot che ne preannunciano l’avvio a quella data ora, nel fine settimana, per non migliore specificata ragione, si eccede ancor più. È così che il programma dell’accesso copre il 50% del prime time se non, addirittura, di più. La colpa di chi è? Analizziamo i fatti.

L’access prime time del sabato sembra essere una mera emulazione di quanto avviene quotidianamente dal lunedì al venerdì nell’ostica e combattutissima fascia, sia da una parte che dall’altra. Il più grande dilemma, però, è vissuto nel terreno scosceso della domenica sera. Da una parte imperversano i sempre più criticati e quest’anno meno visti pacchi celesti da scavicchiare, dall’altra c’è stata una sperimentazione che al giorno d’oggi non sembra aver dato ancora i suoi frutti. Si è tentata la strada dell’amarcord leggero ed ilare, senza poi grande risultato, poi quella del sensazionale, con uno spin-off dei seguiti Record, e poi, senza alla prima grande risultato un bel ritorno alle origini, con papere e papere (non è un errore, i papaveri non c’entrano nulla con il contesto) datate o meno pronte a divertire il pubblico. C’è però un’altra rete che scende in campo solo di domenica, dopo aver dato fastidio per tutta la settimana con il suo appuntamento doppio con le soap, ed è Raitre.

La rete diretta da Ruffini, in tal senso, può essere vista come la causa di un discorso che innesta le proprie radici nel non rispetto per il telespettatore, paradossalmente. Proprio la rete che fa del servizio pubblico la sua fortuna è quella che si comporta nella maniera più sgarbata e criticabile possibile. L’eccezione che conferma la regola, quindi. Quale? Quella che tutte le reti devono distinguersi, una o più volte, in negativo. Riflettori sulla domenica sera di Raitre, allora. Imperversano le interviste di uno dei talk show più seguiti della televisione italiana, che cerca, neanche tanto celatamente, di fare il verso a quelli d’Oltreoceano, gli stessi che in queste ultime ore sono i campi di battaglia per l’accaparramento dei voti degli indecisi riguardo l’elezione di colui che diverrà il presidente degli affascinanti U.S.A. Con quali risultati, forse, non sta a me dirlo, dato che non sono un telespettatore abituale di quell’appuntamento visto come irrinunciabile da quella fascia che è di questo fortuna, quella dei laureati, ad esempio. Detto ciò, è abitudine chiudere l’appuntamento domenicale per rinnovare l’appuntamento con Che tempo che fa al sabato successivo, con una parentesi tutta giocosa e riflessiva, che vede come protagonista assoluta Luciana Littizzetto. La comica torinese, per quelli che sono gli ipotetici dieci minuti lei riservati, fa schizzare la colonnina dell’Auditel spesso oltre i sei milioni di ascoltatori, facendo la gioia di Fazio e del direttore di rete. Un asso nella manica continuamente utilizzato, divertente e capace di divertire. Già il fatto che sia relegata a fine puntata, alle 21.20, farebbe storcere il naso.

Cos’altro, allora, dà veramente fastidio? Il fatto che la stessa, con i suoi interventi, ben volentieri si dilunga ben oltre la chiusura della trasmissione, fissata alle 21.30, tabella di marcia già eccessivamente dilatata nei suoi orari. Cinque, sei, anche sette minuti di sforo settimanali che fanno in modo che il programma successivo inizi sempre con un bel ritardo. Ma nessuno smuove dito. Tutti bravi a lamentarsi degli sfori di Striscia ai danni di Affari Tuoi il mercoledì, tutti altrettanto corretti nel notare che questo, con il suo superpacco (super di cosa, poi? È uno dei venti e niente più) da 500.000€ o da 250.000€ sempre così denominato (essendo la cifra dimezzata, dovremmo parlare di mezzo superpacco, non trovate?), il lunedì ha terminato 43 secondi dopo, o che ancora Striscia ha allungato di 21 secondi per aumentare dello 00,03% di share sul concorrente. Battaglie sterili, futili eppure combattute. Per vedere, però, Che tempo che fa sfiorare i cinque milioni, tutti tacciano. Cos’è, si usano due pesi e due misure o si vuole notare solamente ciò che fa più notizia o che fa più comodo? Liberissimi di continuare a ridere con la Littizzetto e di vedere la prima serata iniziare qualcosa prima delle 22, allora. Così come sono liberissimo di avere un dubbio: non la si può mettere ad inizio puntata, poi?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non hai pensato che sia una
mossa tattica della Rai ... che gli permette ... tra AT e Fazio di vincere quasi sempre oramai la prima serata domenicale ... nei confronti delle reti Mediaset ? e mettere in crisi ... la rete ammiraglia della concorrenza ... che già fatica nella giornata e serata domenicale ?
Certo senza ombra di dubbio questi meccanismi di guerra editoriale e commerciale ...
vengono fatti sulle nostre teste
e a nostro danno ... e ci rendono così difficile seguire una degna proposta senza pensare di fare
tardi e facendoci arrabbiare non poco ...
Non si lamentino però che ci si allontana sempre + dalla tv generalista

El Barto ha detto...

Ciao, Ital :)
Mmmm... sì, ci avevo pensato a dirla tutta. Ed hai ampiamente ragione, assurdo asserire il contrario. Il punto che più dà rabbia è che quando sono Striscia ed Affari Tuoi a fare la guerra, tutti pronti a scatenare un putiferio, mentre qui vige il silenzio. E' proprio vero, ci hanno preso come marionette, e noi siamo queste nelle mani di un non meglio conosciuto Mangiafuoco. Tutto ciò è vergognoso, e chi ci rimette è lo spettatore che solo in parte si ribella, quando poi... Bah.