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venerdì 18 luglio 2008

MARANO VICEDIRETTORE DELLA RAI. ALMENO NEGLI INTENTI DI UMBERTO BOSSI

La notizia è di quelle scottanti. Con l’avvento del nuovo governo più azzurro che più azzurro non si poteva immaginare, con buona percentuale di sprazzi verdi, era inevitabile che le tante poltrone, in quel di Viale Mazzini, iniziassero a scottare e a fare scottare le terga di chi ci si poggiava sopra. Era indubbio che alcune teste siano state prese di mira per essere tagliate, rientrando nelle regole di un perverso gioco i cui partecipanti sono da una parte la politica e dall’altra la Tv di Stato, quella RAI che, da quest’ultimo, ne esce sempre più vittima, donando la vittoria al primo, che ha così le capacità di rivoltarla a destra e a manca e di usarla come se fosse un brutto fantoccio, senza rispetto alcuno per il suo glorioso passato. Se proprio ieri si inneggiava ad una ricostituzione di una identità dell’azienda, è fresca la news per cui alcune di quelle teste, quelle ritenute fortunate, siano destinate ad un futuro più splendente che mai. Per un (volutamente) precario Del Noce per il quale si sono spalancate auree porte, il soggetto dell’agenzia di poco fa è il direttore di Rai Due, il leghista Antonio Marano, il quale, televisivamente parlando, non ha regalato nulla alla rete, se non una direzione che ha sconvolto i corridoi e annullato, poi, il tasto “due” dal telecomando di molti telespettatori.
La Lega Nord lancia l'assalto e vuole mettere le mani sulla Rai. In modo deciso, entrando proprio nella gestione diretta e nelle scelte strategiche della tv pubblica. La notizia è di quelle clamorose. Soprattutto perché non si tratta di una delle tante indiscrezioni che circolano nei Palazzi romani. Secondo quanto confermato ad Affaritaliani.it da una fonte interna all'azienda interna a Viale Mazzini (massimi livelli) Umberto Bossi in persona spinge con forza per avere Antonio Marano, attuale direttore della seconda rete, alla vicedirezione generale con deleghe. Chi andrà alla guida della Rai Due importa poco al Senatùr, perché l'operazione - se andrà in porto - è di quelle dirompenti, destinate nel tempo a cambiare il volto della Rai. Le deleghe in mano a Marano - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di anticipare - saranno "editoriali". In sostanza una figura di coordinamento tra le varie reti e tutti i canali tematici (dagli approfondimenti culturali a quelli politici, dallo Sport alla musica passando per le fiction. Tutto insomma). Le funzioni di Marano sarebbero anche quelle di intervenire direttamente sui palinsesti delle tre reti. Decidere quindi, ad esempio, a che ora e su quale canale deve andare lo Sport, che cosa fare con i talk show, come programmare le fiction, ma anche tutte le trasmissioni di approfondimento. Di qualunque genere. In quest'ottica rientra anche il progetto che partirà a ottobre su Rai Tre, ovvero trenta minuti di 'Morning News' regionali e affidate alle singole sedi locali della tv statale.

E' il primo passo verso la trasformazione della Rai in senso federalista. Con Marano alla vicedirezione generale, in prospettiva, sulla terza rete aumenteranno sempre più le trasmissioni gestite dalle singole sedi e differenziate regione per regione.

Complessivamente, poi, anche su Rai Uno e Rai Due - come previsto dal piano del Senatùr e della consigliera leghista Bianchi Clerici (l'unica sicura di essere riconfermata nel cda) - ci sarà un incremento di programmi dedicati ai singoli territori. Sempre meno Roma, quindi, e sempre più autonomia alle varie sedi. Da Milano a Palermo...
Analizziamo brevemente i punti che più ci toccano, in quanto blog dedito al tubo catodico: se Marano lascia la poltrona di RaiDue per quella della vicedirezione Rai, il secondo canale è libero. Libero da chi ne ha annullato l’identità creatasi negli anni. Dato che, come abbiamo appreso, a Bossi non interessa più di tanto chi dirigerà la rete martoriata dalla non capacità di gestirne una da parte del quasi ex direttore, questa potrebbe - è d’obbligo il condizionale - respirare nuovo ossigeno, una boccata d’aria in piena regola. Nota, quindi, positiva. Dall’altra parte della bilancia, sul piatto opposto, c’è un peso, però, troppo grande, che fa elevare questo verso il cielo. Continuando nella lettura, infatti, prendiamo nota del fatto che un tale incarico prevede interventi sui palinsesti delle tre reti e proprio per le dubbie capacità del direttore tanto caro al Senatùr è doveroso prevedere, se tutto va in porto, un letterale declino verticale a cui andranno incontro l’azzurra RaiUno, la verde RaiDue e la rossa RaiTre. Senza entrare in questioni prettamente politiche, sembra questa mossa - che appare più come un azzardo che come tale -, sia direttamente conseguente alla soddisfazione di una infinita sete di potere. Non tanto, quindi, un posizionamento di persone per qualità, quanto per appartenenza politica (come se questa fosse una scoperta... forse sì, quella dell'acqua calda). Chissà quali scenari ci sono dietro tutto ciò. Intanto, come Don Abbondio si interrogava su chi fosse Carneade, lasciatemi porre un dubbio: meritocrazia, chi era costei?

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