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venerdì 14 marzo 2008

SEMPRE PIù FICTION E SEMPRE MENO REALITY


Una interessante analisi della televisione dei nostri giorni di Paolo Martini sulle pagine de La Stampa. Una televisione dove, almeno apparentemente sta cambiando qualcosa. Qualcosa nei gusti degli italiani cambia. Per un genere che sempre più stenta in tv, il reality, uno che invece sempre più spesso, spopola: la fiction. Buona lettura.

Basta reality, la tivù in crisi ricomincia dalle storie
PAOLO MARTINI
Lo scontro tra i titani Bruno Vespa-Enrico Mentana sui poveri cadaverini di Ciccio e Tore, che ha infiammato la nottata televisiva anche l’altra sera, si è rivelato un mezzo flop sia per Porta a Porta sia per Matrix. Ed è significativo che sia avvenuto appena il giorno dopo il clamoroso successo del film per la tv La vita rubata con Beppe Fiorello, ispirato al caso giudiziario e alla vicenda drammatica di Graziella Campagna. Il Fiorello drammatico si è mangiato in un sol boccone sia un Grande fratello che comunque resiste ben oltre il 20%, sia il nuovo sVenturato concorso canoro X Factor, che anche nelle strisce quotidiane non riesce a decollare. L'insieme di questi ultimi risultati porta un segno preciso: che si tratti di pasticci stile reality o di blabla paragiornalistici sulle poltrone bianche, la questione chiave del momento pare essere tornata la narratività. La televisione riparte dalle storie. Il pubblico televisivo si è abituato in un attimo al nuovo clima per così dire neo-neorealisticonarrativo, attratto dal livello spettacolare delle varie risposte seriali americane alla crisi della televisione generalista e al confronto con i nuovi media. Lo si vede appunto dalla scena dei reality, dove sono in affanno le proposte tradizionali stile Grande fratello mentre invece trionfano i post-reality alla Amici di Maria De Filippi, dove il racconto generazionale e dello spaccato sociale è il vero intreccio. È proprio una certa distanza anche di stile dalla «realtà » che imprigiona X Factor nel recinto di una televisione che sembra proprio di un’altra epoca. E in fondo, se si vanno a vedere i primi esperimenti americani, anche i nuovi cinici ultra-reality sui freaks, sugli obesi, sui diversamente abili sembrano più dei vecchi film documentari che dei reality- show nel senso stretto del termine. Non a caso, l’evento che ha segnato un’epoca sulla scena mediatica mondiale è stato lo sciopero duro degli autori e degli sceneggiatori, riflesso economico e sociale, dunque più che mai reale, di questa situazione in cui la narratività torna al centro e il mestiere di scrivere le storie diventa nuovamente decisivo. Anche per far divertire gli italiani cantando, come per farli piangere sulle ultime tragedie di cronaca, a dire il vero ci vuole ormai più il fattore N che quello X.

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